Sommario
Waiting for root file
system
Prima di procedere all'aggiornamento si consiglia di leggere anche le informazioni contenute in Capitolo 5, Problemi di cui essere al corrente per lenny, dove vengono trattati i potenziali problemi non direttamente collegati al processo di aggiornamento, ma che potrebbe essere comunque importante conoscere prima di iniziare.
Prima di aggiornare il proprio sistema è vivamente raccomandato di effettuare un salvataggio completo, o quantomeno una copia di sicurezza di tutti quei dati e quelle informazioni di configurazione che non ci si può permettere di perdere. Gli strumenti e i processi di aggiornamento sono abbastanza affidabili, ma un problema dell'hardware durante l'aggiornamento potrebbe generare un sistema fortemente danneggiato.
Le cose principali che si potrebbe considerare di salvare sono i contenuti
di /etc
, /var/lib/dpkg
,
/var/lib/aptitude/pkgstates
e l'output di dpkg
--get-selections "*"
(le virgolette sono importanti).
Il processo di aggiornamento in quanto tale non modifica nulla nelle
directory /home
, tuttavia alcune applicazioni (come ad
esempio alcune parti della suite Mozilla e gli ambienti desktop GNOME e KDE)
sovrascrivono le impostazioni dell'utente preesistenti con i nuovi valori
predefiniti quando un utente avvia per la prima volta la nuova versione
dell'applicazione. Per precauzione si potrebbe quindi voler fare una copia
di sicurezza dei file e delle directory nascosti («dotfile»,
cioè file i cui nomi iniziano con un punto) che si trovano nelle directory
«home» degli utenti. Tale copia potrebbe aiutare a ripristinare
o a ricreare le vecchie impostazioni. Potrebbe anche essere il caso di
informare gli utenti su questo argomento.
Tutte le installazioni di pacchetti devono essere eseguite con i privilegi
di superutente, per cui è necessario effettuare il login come utente
root
, oppure usare su o
sudo, per ottenere i diritti d'accesso necessari.
L'aggiornamento ha alcune condizioni preliminari; prima di eseguirlo si dovrebbe verificarle.
La versione lenny di glibc
non funzionerà con kernel antecedenti la versione 2.6.8
su qualsiasi architettura e alcune architetture hanno requisiti superiori. È
fortemente raccomandato l'aggiornamento e il test di un kernel
etch 2.6.18
o 2.6.24
o un
kernel personalizzato di versione uguale o superiore a
2.6.18
prima di iniziare il processo di aggiornamento.
È saggio informare in anticipo tutti gli utenti di qualunque aggiornamento si stia pianificando, quantunque gli utenti che accedono al sistema tramite una connessione ssh non dovrebbero notare granché durante l'aggiornamento e dovrebbero poter continuare a lavorare.
Se si desidera prendere delle precauzioni supplementari, si esegua un
salvataggio delle partizioni degli utenti (/home
) o le
si smonti prima di aggiornare il sistema.
Probabilmente con l'aggiornamento a lenny si dovrà anche fare un aggiornamento del kernel, per cui normalmente sarà necessario riavviare il sistema. Tipicamente questo avverrà dopo la fine dell'aggiornamento.
A causa dei numerosi cambiamenti nel kernel fra etch e lenny inerenti i driver, il rilevamento dell'hardware e la denominazione e l'ordinamento dei file device, c'è un rischio reale di avere dei problemi al momento di riavviare il proprio sistema dopo l'aggiornamento. Molti di questi potenziali problemi sono documentati in questo e nei prossimi capitoli delle presenti note di rilascio.
Pertanto è sensato assicurarsi di essere in grado di ripristinare il proprio sistema se questi non riesce a riavviarsi o, per sistemi gestiti da remoto, a tirare su la rete.
Se si sta aggiornando da remoto tramite una connessione ssh è fortemente raccomandato prendere tutte le precauzioni necessarie per essere in grado di accedere al server tramite un terminale seriale remoto. È possibile che, dopo l'aggiornamento del kernel e il riavvio del sistema, taluni device vengano rinominati come descritto in Sezione 4.6.2, «Riordino dell'enumerazione dei dispositivi» e si debba sistemare la configurazione del sistema tramite una console locale. Analogamente, se il sistema viene accidentalmente riavviato nel mezzo di un aggiornamento è possibile che lo si debba ripristinare usando una console locale.
La cosa più ovvia da fare per prima è riavviare il sistema con il vecchio kernel. Tuttavia, per varie ragioni documentate altrove nel presente documento, non è sicuro che questo funzioni.
Se questa operazione non riesce, sarà necessario trovare un modo alternativo
per avviare il proprio sistema in modo da potervi accedere per
ripararlo. Una possibilità è l'utilizzo di un'immagine di ripristino
speciale o di un CD live di Linux. Dopo aver avviato in tal modo, si
dovrebbe essere in grado di montare il proprio file system radice ed
entrarvi con chroot
per trovare e correggere il problema.
Un'altra possibilità che si raccomanda di usare è la modalità di ripristino dell'installatore di Debian lenny. Il vantaggio di questa opzione consiste nel fatto che è possibile scegliere, fra i suoi numerosi metodi di installazione, quello che meglio corrisponde alla propria situazione. Per maggiori informazioni si consulti la sezione «Recupero di un sistema danneggiato» nel capitolo 8 della Guida all'installazione e le FAQ dell'installatore Debian.
initramfs-tools
include una shell di
debug[2] negli initrd che genera. Per esempio, se initrd non è in grado
di montare il file system radice si verrà rimandati in questa shell di
debug, la quale mette a disposizione i comandi di base per trovare il
problema e, se possibile, risolverlo.
Le cose di base da controllare sono: la presenza dei file device corretti in
/dev
, quali moduli vengono caricati (cat
/proc/modules
) e l'output di dmesg per gli
errori durante il caricamento dei driver. L'output di
dmsesg mostra inoltre quali file device sono stati
assegnati a quali dischi; questi risultati andranno confrontati con l'output
di echo $ROOT
, per assicurarsi che il file system radice
sia sul device atteso.
Se si è riusciti a risolvere il problema, digitando exit
si uscirà dalla shell di debug e si continuerà il processo di avvio a
partire dal punto in cui il problema si è verificato. Naturalmente sarà
anche necessario risolvere il problema sottostante e rigenerare initrd in
modo che il prossimo avvio non fallisca nuovamente.
L'aggiornamento della distribuzione dovrebbe essere eseguito o da locale, da una console virtuale in modalità testo (o da un terminale seriale collegato direttamente), o da remoto, tramite una connessione ssh.
Per ottenere un margine supplementare di sicurezza durante l'aggiornamento da remoto si suggerisce di eseguire i processi di aggiornamento nella console virtuale fornita dal programma screen, che consente la riconnessione sicura e si accerta che il processo di aggiornamento non venga interrotto nemmeno nel caso in cui il processo di connessione remota si interrompa.
![]() | Importante |
---|---|
Non si dovrebbe eseguire l'aggiornamento usando telnet, rlogin, rsh, o da una sessione X gestita da xdm, gdm o kdm e simili sul sistema che si sta aggiornando, poiché ciascuno di questi servizi potrebbe essere terminato durante l'aggiornamento, generando quindi un sistema inaccessibile e aggiornato solo a metà. |
Si informano gli utenti che usano il bootloader LILO del
fatto che ora i parametri predefiniti per initramfs-tools
generano un initramfs troppo
grosso per essere caricato da LILO. Questi utenti
dovrebbero quindi o passare a grub
,
o modificare il file
/etc/initramfs-tools/initramfs.conf
, modificando la
riga
MODULES=most
in
MODULES=dep
Si noti comunque che, in seguito a tale operazione, initramfs-tools
installerà solo i moduli
necessari per lo specifico hardware su cui viene eseguito, nell'initramfs;
pertanto, se si desidera generare un supporto di avvio che possa funzionare
su più hardware rispetto a quello su cui lo si sta generando, si dovrebbe
lasciare il parametro a
MODULES=most
e assicurarsi di non usare LILO.
Il processo di aggiornamento descritto nel presente capitolo è stato concepito per aggiornamenti da sistemi etch «puri», ossia senza pacchetti di terze parti. Per ottenere un processo di aggiornamento il più affidabile possibile si potrebbero voler rimuovere i pacchetti di terze parti dal proprio sistema prima di iniziare l'aggiornamento.
Questa procedura presume altresì che il proprio sistema sia stato aggiornato fino all'ultimo aggiornamento disponibile per etch: se non è il caso, o se non si è sicuri, si seguano le istruzioni contenute in Sezione A.1, «Aggiornare il proprio sistema etch».
In certi casi l'uso di apt-get per l'installazione di pacchetti in sostituzione di aptitude potrebbe far sì che aptitude consideri un pacchetto come «inutilizzato» e ne programmi la rimozione. In generale, ci si dovrebbe accertare che il proprio sistema sia completamente aggiornato e «pulito» prima di procedere all'aggiornamento.
Pertanto bisognerebbe controllare se vi sono operazioni in sospeso nel
gestore di pacchetti aptitude: se è programmato
l'aggiornamento o la rimozione di un pacchetto, questo potrebbe influire
negativamente sul processo di aggiornamento. Si noti che la correzione di
questa situazione è possibile solo se il proprio
sources.list
punta tuttora a
etch e non a stable o
a lenny. A tale proposito si consulti Sezione A.2, «Controllare la propria lista delle fonti».
A tal fine è necessario eseguire l'«interfaccia grafica» di aptitude e premere g («Scarica/Installa/Rimuovi»). Se viene mostrata una qualsiasi azione, si dovrebbe controllarla e o risolverla o eseguirla. Se non viene proposta alcuna azione sarà mostrato il messaggio «Non ci sono pacchetti da installare, rimuovere o aggiornare».
Se si è configurato APT in modo da installare taluni pacchetti da una
distribuzione diversa da stable (ad esempio da testing), si potrebbe dover
modificare la configurazione del pinning del proprio APT (memorizzata in
/etc/apt/preferences
) in modo da consentire
l'aggiornamento dei pacchetti alle versioni nel nuovo rilascio
stable. Maggiori informazioni sul pinning di APT sono disponibili in
apt_preferences(5).
Si raccomanda di controllare dapprima lo stato di tutti i pacchetti e di verificare che tutti siano in uno stato aggiornabile, indipendentemente dal metodo usato per l'aggiornamento. Il comando seguente mostrerà tutti i pacchetti con uno stato «Half-Installed» o «Failed-Config» e quelli con un qualsiasi stato di errore.
# dpkg --audit
È anche possibile controllare lo stato di tutti i pacchetti sul proprio sistema usando dselect, aptitude, o con comandi come ad esempio
# dpkg -l | pager
o
# dpkg --get-selections "*" > ~/curr-pkgs.txt
È auspicabile la rimozione di qualsiasi blocco prima dell'aggiornamento. Se qualsiasi pacchetto essenziale per l'aggiornamento è bloccato («on hold»), l'aggiornamento fallirà.
Si noti che aptitude usa un metodo differente per registrare i pacchetti bloccati rispetto ad apt-get e dselect. È possibile identificare i pacchetti bloccati per aptitude eseguendo
# aptitude search "~ahold" | grep "^.h"
Se si desidera controllare quali pacchetti erano bloccati per apt-get, si dovrebbe eseguire
# dpkg --get-selections | grep hold
Se un pacchetto è stato modificato e ricompilato localmente, e non lo si è rinominato né vi si un numero di epoca nella versione, è necessario bloccarlo per impedire che venga aggiornato.
Lo stato «bloccato» di un pacchetto per aptitude può essere modificato eseguendo il comando:
# aptitude hold nome_pacchetto
Si sostituisca hold
con unhold
per
rimuovere lo stato «bloccato» del pacchetto.
Se c'è bisogno di sistemare qualcosa è meglio controllare che il proprio
sources.list
punti sempre a etch come
illustrato in Sezione A.2, «Controllare la propria lista delle fonti».
Se la sezione proposed-updates
è elencata nel proprio
/etc/apt/sources.list
, la si dovrebbe rimuovere da quel
file prima di tentare l'aggiornamento del sistema. Questa precauzione serve
per ridurre il rischio di conflitti.
Se si ha un qualsiasi pacchetto non-Debian nel proprio sistema, si presti
attenzione al fatto che questi possono essere rimossi durante
l'aggiornamento a causa di conflitti di dipendenze. Se questi pacchetti sono
stati installati aggiungendo un archivio di pacchetti supplementare nel
proprio /etch/apt/sources.list
, si dovrebbe controllare
che tale archivio offra anche pacchetti compilati per lenny e
modificare di conseguenza la riga della fonte contemporaneamente alle righe
delle fonti per i pacchetti Debian.
Taluni utenti potrebbero aver installato nel proprio sistema versioni non ufficiali «più recenti» da backport rispetto ai pacchetti che sono in Debian etch. Tali pacchetti sono i candidati più probabili a causare problemi durante un aggiornamento, in quanto potrebbero generare conflitti fra file[3]. Alcune informazioni sulla gestione di conflitti fra file che potrebbero verificarsi sono disponibili in Sezione 4.5.8, «Possibili problemi durante l'aggiornamento».
backports.org
è un archivio semi-ufficiale, fornito dagli
sviluppatori di Debian GNU/Linux, che mette a disposizione pacchetti più recenti per
la versione stable, basati sulla ricompilazione di pacchetti dall'archivio
di «testing».
L'archivio backports.org
contiene pacchetti da
«testing», ma con numeri di versione diminuiti, pertanto il
percorso di aggiornamento dai backport di etch a lenny
viene salvato. Ci sono comunque alcuni backport creati da unstable
(aggiornamenti di sicurezza e le eccezioni seguenti: Firefox, kernel,
OpenOffice.org, X.Org).
If you do not use one of these exceptions, you can safely upgrade to
lenny. If you use one of these exceptions, set the
Pin-Priority
(see apt_preferences(5)) temporarily to 1001
for all packages
from lenny, and you should be able to do a safe dist-upgrade too.
Al fine di impedire ad aptitude di rimuovere pacchetti che sono stati installati a seguito di dipendenze, sarà necessario smarcarli manualmente come pacchetti auto. Questo include OpenOffice e Vim per installazioni desktop:
# aptitude unmarkauto openoffice.org vim
E le immagini del kernel 2.6, se queste sono state installate usando un metapacchetto del kernel:
# aptitude unmarkauto $(dpkg-query -W 'linux-image-2.6.*' | cut -f1)
![]() | Nota |
---|---|
È possibile controllare quali pacchetti sono marcati come auto in aptitude eseguendo: # aptitude search '~i~M' |
Prima di iniziare l'aggiornamento è necessario predisporre per le liste dei
pacchetti il file di configurazione di apt
, /etc/apt/sources.list
.
apt
prenderà in considerazione tutti
i pacchetti che possono essere trovati tramite le righe
«deb
» e installerà il pacchetto con il
numero di versione più alto, dando la priorità alle righe menzionate per
prime (in questo modo, nel caso in cui siano presenti varie fonti
equivalenti, tipicamente si dovrebbe menzionare per primo un disco fisso
locale, poi il CD-ROM e infine il mirror HTTP/FTP).
![]() | Suggerimento |
---|---|
Potrebbe essere necessario aggiungere un'eccezione del controllo
GPG per CD e
DVD. Si aggiunga la seguenre riga a
APT::Authentication::TrustCDROM "true"; Questo però non funziona con file di immagini di DVD/CD. |
Si fa spesso riferimento a un rilascio sia tramite il suo nome in codice (ad
esempio etch
,
lenny
), sia tramite la denominazione del suo
stato (cioè oldstable
, stable
,
testing
, unstable
). Fare riferimento
ad un rilascio attraverso il suo nome in codice presenta il vantaggio che
non si sarà mai sorpresi da un nuovo rilascio, pertanto è il metodo qui
adottato. Questo naturalmente significa che si dovrà prestare attenzione
agli annunci di rilascio. Se invece si utilizza la denominazione dello
stato, si vedrà una grande quantità di aggiornamenti disponibili per i
propri pacchetti non appena avviene un rilascio.
La configurazione predefinita prevede l'installazione dai principali server
internet di Debian, ma si potrebbe voler modificare il proprio
/etc/apt/sources.list
in modo che usi i mirror,
preferibilmente uno più vicino dal punto di vista della rete.
Gli indirizzi dei mirror HTTP o FTP di Debian sono reperibili in http://www.debian.org/distrib/ftplist (si guardi la sezione «Elenco dei mirror Debian». Generalmente i mirror HTTP sono più veloci di quelli FTP.
Per esempio, si supponga che il proprio mirror Debian più vicino sia
http://mirrors.kernel.org
. Ispezionandolo con un browser web
o un client FTP si noterà che le directory principali sono organizzate nel
modo seguente:
http://mirrors.kernel.org/debian/dists/lenny/main/binary-i386/... http://mirrors.kernel.org/debian/dists/lenny/contrib/binary-i386/...
Per poter utilizzare questo mirror con apt
, si aggiungerà al proprio file
sources.list
la seguente riga:
deb http://mirrors.kernel.org/debian lenny main contrib
Si noti che «dists
» è aggiunto
implicitamente e che gli argomenti che seguono il nome del rilascio sono
utilizzati per espandere il percorso su directory multiple.
Dopo aver aggiunto le nuove fonti, si disabilitino le righe
«deb
» preesistenti in
sources.list
, ponendovi davanti un simbolo cancelletto
(#
).
Anziché usare mirror HTTP o FTP dei pacchetti, si potrebbe voler modificare
/etc/apt/sources.list
in modo che usi un mirror su un
disco locale (possibilmente montato su NFS).
Per esempio, il proprio mirror dei pacchetti potrebbe essere in
/var/ftp/debian/
e avere le directory principali come
segue:
/var/ftp/debian/dists/lenny/main/binary-i386/... /var/ftp/debian/dists/lenny/contrib/binary-i386/...
Per poter utilizzare questo mirror con apt
, si aggiunga questa riga al proprio
sources.list
:
deb file:/var/ftp/debian lenny main contrib
Si noti che «dists
» è aggiunto
implicitamente e che gli argomenti che seguono il nome del rilascio sono
utilizzati per espandere il percorso su directory multiple.
Dopo aver aggiunto le nuove fonti, si disabilitino le righe
«deb
» preesistenti in
sources.list
, ponendovi davanti un simbolo cancelletto
(#
).
Se si vogliono utilizzare soltanto CD-ROM si
disabilitino, commentandole, le righe «deb
»
preesistenti in /etc/apt/sources.list
, ponendovi
davanti un simbolo cancelletto (#
).
Ci si accerti che in /etc/fstab
ci sia una riga che
abilita l'accesso al proprio drive CD-ROM su /cdrom
(apt-cdrom richiede che il filesystem sia montato
esattamente su /cdrom
). Ad esempio, se il drive del
CD-ROM è chiamato /dev/hdc
,
/etc/fstab
dovrebbe contenere una riga come la
seguente:
/dev/hdc /cdrom auto defaults,noauto,ro 0 0
Si noti che non ci devono essere spazi fra le parole
defaults,noauto,ro
nel quarto campo.
Per verificare il funzionamento, inserire un CD-ROM e provare a eseguire
# mount /cdrom # questo monterà il CD nel punto di montaggio # ls -alF /cdrom # dovrebbe mostrare il contenuto della radice del CD # umount /cdrom # questo smonterà il CD
Poi, si esegua:
# apt-cdrom add
per ciascun CD-ROM di binari di Debian che si possiede, al fine di aggiungere i dati di ciascun CD al database di APT.
Il metodo raccomandato per l'aggiornamento dalle versioni precedenti di Debian GNU/Linux prevede l'utilizzo del gestore dei pacchetti aptitude, che rende le decisioni riguardanti le installazioni dei pacchetti più sicure rispetto all'esecuzione diretta di apt-get.
Non ci si dimentichi di montare tutte le partizioni necessarie (in
particolare le partizioni radice e /usr
) in modalità di
lettura e scrittura, con un comando del tipo:
# mount -o remount,rw /mountpoint
Si dovrebbe poi controllare molto attentamente che le voci sulle fonti di
APT (contenute in /etc/apt/sources.list
) facciano
riferimento a «lenny
» o a
«stable
». Non ci dovrebbero essere voci di
fonti che puntano a etch.
![]() | Nota |
---|---|
Le righe delle fonti per un CD-ROM faranno spesso riferimento a
« |
È fortemente raccomandato l'utilizzo del programma /usr/bin/script per registrare una trascrizione della sessione di aggiornamento. In tal modo, se si verificasse un problema si disporrà di una registrazione di quanto accaduto e, se necessario, si potranno fornire le informazioni esatte in un'eventuale segnalazione di errori. Per avviare la registrazione, si digiti:
# script -t 2>~/upgrade-lenny.time -a ~/upgrade-lenny.script
o un comando simile. Non si collochi il file della registrazione in una
directory temporanea come /tmp
o
/var/tmp
, in quanto i file in queste directory
potrebbero venir cancellati durante l'aggiornamento o durante un qualunque
riavvio.
Il file generato permetterà anche di rileggere le informazioni scorse fuori
dalla schermata: basterà passare a VT2 (con Alt+F2) e, dopo
aver effettuato l'accesso, utilizzare il comando less -R
~root/upgrade-lenny.script
per visualizzare il file.
Dopo aver completato l'aggiornamento si può arrestare
script, digitando exit
al prompt.
Se si è utilizzato il parametro -t per script, si può utilizzare il programma scriptreplay per replicare l'intera sessione:
# scriptreplay ~/upgrade-lenny.time ~/upgrade-lenny.script
Anzitutto deve essere recuperata la lista dei pacchetti disponibili per la nuova versione. Lo si fa eseguendo:
# aptitude update
L'esecuzione di questo comando per la prima volta dopo che le nuove fonti sono state aggiornate provocherà la visualizzazione a schermo di alcuni avvisi relativi alla disponibilità delle fonti. Questi avvisi sono innocui e non riappariranno quando si eseguirà nuovamente il comando.
Prima di aggiornare il proprio sistema ci si deve accertare di avere uno
spazio disponibile sufficiente sul proprio disco fisso al momento di far
partire l'aggiornamento completo del sistema, come descritto in Sezione 4.5.7, «Aggiornare il resto del sistema». Per prima cosa, poiché ogni pacchetto
necessario per l'installazione prelevato dalla rete è immagazzinato in
/var/cache/apt/archives
(e nella sottodirectory
partial/
, durante lo scaricamento), ci si dovrebbe
assicurare di avere spazio a sufficienza nella partizione del file system
che contiene /var
per il temporaneo scaricamento dei
pacchetti che saranno installati nel sistema. Dopo lo scaricamento sarà
probabilmente necessario avere ulteriore spazio disponibile in altre
partizioni del file system per poter installare sia i pacchetti aggiornati
(che potrebbero contenere file binari più grossi o più dati), sia i nuovi
pacchetti che saranno introdotti con l'aggiornamento. Se il sistema non ha
spazio libero a sufficienza, si potrebbe finire con un aggiornamento
incompleto dal quale potrebbe essere difficile effettuare un ripristino.
Sia aptitude che apt
mostreranno informazioni dettagliate sullo
spazio su disco necessario per l'installazione. È possibile visualizzare
questa stima prima di eseguire effettivamente l'aggiornamento, eseguendo:
# aptitude -y -s -f --with-recommends dist-upgrade [ ... ] XXX pacchetti aggiornati, XXX installati, XXX da rimuovere e XXX non aggiornati. È necessario prelevare xx.xMB/yyyMB di archivi. Dopo l'estrazione, verranno occupati AAAMB. Saranno scaricati/installati/rimossi pacchetti.
![]() | Nota |
---|---|
L'esecuzione di questo comando all'inizio del processo di aggiornamento potrebbe restituire un errore, per le ragioni descritte nelle sezioni seguenti. In tal caso sarà necessario attendere finché non sarà stato eseguito l'aggiornamento minimo del sistema come descritto in Sezione 4.5.6, «Aggiornamento minimo del sistema» e sarà stato aggiornato il kernel come descritto in Sezione 4.1.1.1, «Accertarsi di essere su un kernel appropriato», prima di eseguire il comando per avere una stima dello spazio libero su disco. |
Se lo spazio disponibile è insufficiente per l'aggiornamento, accertarsi di liberare prima uno spazio sufficiente. È possibile:
Rimuovere i pacchetti che sono stati precedentemente scaricati per
l'installazione (in /var/cache/apt/archives
). La
rimozione della cache dei pacchetti, eseguendo apt-get
clean o aptitude clean, rimuoverà tutti i file
dei pacchetti scaricati in precedenza.
Rimuovere i vecchi pacchetti non più utilizzati. Se si è installato
popularity-contest
, è possibile
usare popcon-largest-unused per elencare i pacchetti che
non vengono usati e che occupano più spazio nel sistema. È anche possibile
usare deborphan o debfoster per
trovare pacchetti obsoleti (vedere Sezione 4.10, «Pacchetti obsoleti»). In
alternativa si può eseguire aptitude in «modalità
grafica» e trovare i pacchetti obsoleti in «Pacchetti obsoleti
e creati localmente».
Rimuovere i pacchetti che occupano troppo spazio e che non sono attualmente
necessari (li si può sempre reinstallare dopo l'aggiornamento). È possibile
ottenere un elenco dei pacchetti che occupano più spazio su disco eseguendo
il comando dpigs (disponibile nel pacchetto debian-goodies
) o wajig
(eseguendo wajig size
).
You can list packages that take up most of the disk space with aptitude
. Start aptitude
into «visual mode», select
→ (this menu entry is available only after
etch version), press l and enter ~i
,
press S and enter ~installsize
, then it
will give you nice list to work with. Doing this after upgrading
aptitude
should give you access to
this new feature.
Si elimino tutti i file di traduzioni e localizzazioni dal sistema se non
sono necessari. È possibile installare il pacchetto localepurge
e configurarlo in modo che solo
poche localizzazioni selezionate vengano mantenute sul sistema. Questo
ridurrà lo spazio su disco occupato da
/usr/share/locale
.
Spostare temporaneamente su un altro sistema, o rimuovere in modo
permanente, i registri di sistema che si trovano in
/var/log
.
Usare un /var/cache/apt/archives
temporaneo: è
possibile usare una directory cache temporanea da un altro file system
(periferiche di memorizzazione USB, dischi fissi
temporanei, file system già in uso, ecc.)
![]() | Nota |
---|---|
Non si usi una partizione montata via NFS, in quanto la connessione di rete potrebbe essere interrotta durante l'aggiornamento. |
Per esempio, se si possiede un disco o una penna USB
montato in /media/usbkey
:
si rimuovano i pacchetti precedentemente scaricati per l'installazione:
# apt-get clean
si copi la directory /var/cache/apt/archives
nella
periferica USB:
# cp -ax /var/cache/apt/archives /media/usbkey/
si monti la directory della cache temporanea su quella attuale:
# mount --bind /media/usbkey/archives /var/cache/apt/archives
dopo l'aggiornamento, si ripristini la directory
/var/cache/apt/archives
originale:
# umount /media/usbkey/archives
si rimuova il restante /media/usbkey/archives
.
È possibile creare la cache temporanea su qualsiasi file system montato sul proprio sistema.
Si noti che per rimuovere pacchetti in modo sicuro è preferibile tornare a
far puntare il proprio sources.list
a etch,
come descritto in Sezione A.2, «Controllare la propria lista delle fonti».
Molte segnalazioni d'errore hanno mostrato che le versioni dei pacchetti
aptitude
e apt
in etch spesso non sono in grado di gestire
l'aggiornamento a lenny. In lenny, apt
è in grado di gestire meglio concatenamenti
complessi di pacchetti che richiedono una configurazione immediata, mentre
aptitude
è più abile nel trovare
soluzioni per soddisfare le dipendenze. Poiché queste due funzioni sono
pesantemente chiamate in causa durante l'aggiornamento a lenny, è
richiesto l'aggiornamento di questi due pacchetti prima di qualsiasi
altro. Per apt
si esegua:
# apt-get install apt
e per aptitude
(se è installato) si
esegua invece:
# aptitude install aptitude
Questo passo aggiornerà automaticamente libc6
e locales
e includerà le librerie di supporto a
SELinux (libselinux1
). A questo
punto, alcuni servizi saranno riavviati, inclusi xdm,
gdm e kdm. Di conseguenza, le sessioni
locali di X11 potrebbero essere disconnesse.
aptitude
mantiene una lista di
pacchetti che sono stati installati automaticamente (per esempio, in quanto
dipendenze di un altro pacchetto). In lenny, anche apt
possiede questa funzionalità.
Alla prima esecuzione della versione lenny di aptitude
, esso leggerà la lista dei pacchetti
installati automaticamente e la convertirà per l'uso con la versione
lenny di apt
. Se si ha
aptitude
installato, si dovrebbe
eseguire almeno una volta il comando aptitude per
effettuare la conversione. Un modo per eseguire questa operazione è la
ricerca di pacchetti inesistenti:
# aptitude search "?false"
A causa dei conflitti fra alcuni pacchetti necessari fra etch e
lenny, l'esecuzione diretta di aptitude
dist-upgrade
rimuoverà spesso grandi quantità di pacchetti che si
vorranno mantenere. È quindi raccomandato un processo di aggiornamento in
due parti: prima un aggiornamento minimo che risolva questi conflitti, poi
un dist-upgrade
completo.
Dapprima si esegua:
# aptitude safe-upgrade
Questo consentirà l'aggiornamento di quei pacchetti che possono essere aggiornati senza richiedere l'installazione o la rimozione di altri pacchetti.
Il prossimo passo varierà in funzione dell'insieme di pacchetti che si ha installati. Queste note di rilascio forniscono un suggerimento generico sul metodo da usare, ma, nel dubbio, prima di proseguire si raccomanda di esaminare le rimozioni dei pacchetti che vengono proposte da ogni metodo.
Taluni pacchetti comuni che ci si attende vengano rimossi includono
base-config
, hotplug
, xlibs
, netkit-inetd
, python2.3
, xfree86-common
e xserver-common
. Per un elenco più completo di
pacchetti resi obsoleti con lenny si consulti Sezione 4.10, «Pacchetti obsoleti».
Si è ora pronti per continuare con la parte principale dell'aggiornamento. Si esegua:
# aptitude dist-upgrade
Questo comando eseguirà un aggiornamento completo del sistema, ossia installerà le versioni più recenti disponibili di tutti i pacchetti e risolverà i possibili cambiamenti di dipendenze fra i pacchetti dei diversi rilasci. Se necessario, esso installerà taluni nuovi pacchetti (normalmente nuove versioni di librerie o pacchetti rinominati) e rimuoverà i pacchetti resi obsoleti in conflitto.
In caso di aggiornamento da una serie di CD-ROM, verrà chiesto di inserire uno specifico CD in parecchi momenti dell'aggiornamento. Potrebbe capitare di dover inserire più volte lo stesso CD: ciò è dovuto a pacchetti intercorrelati tra loro che sono stati distribuiti su diversi CD.
Nuove versioni di pacchetti attualmente installati che non possono essere
aggiornati senza modificare lo stato d'installazione di un altro pacchetto
saranno lasciate alla loro attuale versione (contrassegnati come «held
back»;, «bloccati»). Questo fatto può essere risolto o
utilizzando aptitude, per designare tali pacchetti per
l'installazione, o provando con aptitude -f install
.
pacchetto
Se un'operazione che usa aptitude, apt-get o dpkg fallisce con l'errore
E: Dynamic MMap ran out of room
significa che lo spazio predefinito della cache è insufficiente. È possibile
risolvere questo problema rimuovendo o riducendo a commenti righe inutili in
/etc/apt/sources.list
, oppure aumentando la dimensione
della cache, dando un opportuno valore alla variabile
APT::Cache-Limit
in
/etc/apt/apt.conf
. Il seguente comando la imposterà a
un valore che dovrebbe essere sufficiente per l'aggiornamento:
# echo 'APT::Cache-Limit "12500000";' >> /etc/apt/apt.conf
Questo assume che la variabile non sia ancora stata impostata in quel file.
Talvolta è necessario abilitare l'opzione
APT::Force-LoopBreak
affinché APT possa rimuovere
temporaneamente un pacchetto essenziale, a causa di un circolo «è in
conflitto con»/«pre-dipende da». Di norma
aptitude emetterà un avviso e cesserà l'aggiornamento. Si
può evitare questa situazione specificando l'opzione -o
APT::Force-LoopBreak=1
nella riga di comando di
aptitude.
È possibile che la struttura di dipendenze di un sistema sia talmente compromessa da richiedere un intervento manuale, ciò che normalmente significa l'uso di aptitude o di
# dpkg --remove nome_pacchetto
per eliminare taluni dei pacchetti che generano il problema, o
# aptitude -f install # dpkg --configure --pending
In casi estremi potrebbe essere necessario forzare la re-installazione con un comando del tipo di
# dpkg --install /percorso/di/nome_pacchetto.deb
Non si dovrebbero verificare conflitti tra file se si aggiorna da un sistema etch «puro», ma potrebbero verificarsi se sono stati installati backport non ufficiali. Un conflitto tra file causerà un errore simile al seguente:
Spacchetto<pacchetto-tizio>
(da<file-del-pacchetto-tizio>
) ... dpkg: errore processando<pacchetto-tizio>
(--install): tentata sovrascrittura di `<nome-di-qualche-file>
', che si trova anche nel pacchetto<pacchetto-caio>
dpkg-deb: il sottoprocesso paste è stato terminato da un segnale (Pipe rotta) Sono occorsi degli errori processando:<pacchetto-tizio>
Si può tentare di risolvere un conflitto fra file rimuovendo forzatamente il pacchetto menzionato nell'ultima riga del messaggio d'errore:
# dpkg -r --force-depends nome_pacchetto
Dopo aver risolto questo problema, si dovrebbe poter riprendere l'aggiornamento ripetendo i comandi aptitude descritti in precedenza.
Durante l'aggiornamento verranno poste domande riguardanti la configurazione
o la riconfigurazione di parecchi pacchetti. Quando viene chiesto se un
qualsiasi file nelle directory /etc/init.d
o
/etc/terminfo
o il file
/etc/manpath.config
deve essere sostituito con quello
fornito dal manutentore del pacchetto, di solito è necessario rispondere
affermativamente, per garantire la coerenza del sistema. Si può sempre
ritornare alle versioni precedenti, dal momento che queste verranno salvate
con l'estensione .dpkg-old
.
Se non si è sicuri sul da farsi, ci si annoti il nome del pacchetto o del file e si sistemino le cose in un momento successivo. Le informazioni presentate sullo schermo durante l'aggiornamento possono essere riesaminate dopo essere state cercate nel file generato durante l'aggiornamento.
Questa sezione spiega come aggiornare il kernel e identifica le relative
potenziali problematiche. Si può o installare uno dei pacchetti linux-image-*
forniti da Debian, oppure
compilare un kernel personalizzato dai sorgenti.
Si noti che molte informazioni in questa sezione sono basate sull'assunzione
che si utilizzerà uno dei kernel modulari di Debian, insieme con initramfs-tools
e udev
. Se si sceglie di utilizzare un kernel
personalizzato che non richiede un initrd, o se si utilizza un generatore di
initrd differente, alcune delle informazioni potrebbero non essere attinenti
al proprio caso specifico.
Quando si effettua il dist-upgrade da etch a lenny è fortemente raccomandata l'installazione di un nuovo metapacchetto linux-image-2.6-*, che potrebbe essere installato automaticamente dal processo di dist-upgrade. Lo si può verificare eseguendo:
# dpkg -l "linux-image*" | grep ^ii
Se non si vede alcun output, si dovrà installare manualmente un nuovo pacchetto linux-image. Per vedere un elenco dei metapacchetti linux-image-2.6 disponibili si esegua:
# apt-cache search linux-image-2.6- | grep -v transition
Se non si è sicuri sul pacchetto da selezionare, si esegua uname
-r
e si cerchi un pacchetto con un nome simile. Ad esempio, se si
vede «2.4.27-3-686
» è consigliata
l'installazione di linux-image-2.6-686
. Si noti che il flavor 386
non esiste più: se si sta attualmente utilizzando il flavor 386 del kernel,
si dovrebbe installare al suo posto il flavor 486. Si può anche utilizzare
apt-cache per vedere una lunga descrizione di ciascun
pacchetto che aiuti a scegliere il migliore disponibile. Ad esempio:
# apt-cache show linux-image-2.6-686
Si dovrebbe quindi utilizzare aptitude install
per
installarlo. Una volta che questo nuovo kernel è installato si dovrebbe
riavviare alla prossima opportunità disponibile per poter apprezzare i
benefici offerti dalla nuova versione del kernel.
Per i più avventurosi esiste un modo agevole per compilare il proprio kernel
personalizzato su Debian GNU/Linux. Si installi lo strumento kernel-package
e si legga la documentazione
contenuta in /usr/share/doc/kernel-package
.
Se possibile, è preferibile aggiornare il pacchetto del kernel separatamente
dall'aggiornamento dist-upgrade
principale, per ridurre i
rischi di trovarsi con un sistema temporaneamente non avviabile. Si veda
Sezione 4.1.1.1, «Accertarsi di essere su un kernel appropriato» per una descrizione di tale processo. Si
noti che questo dovrebbe essere fatto soltanto dopo il processo di
aggiornamento minimo descritto in Sezione 4.5.6, «Aggiornamento minimo del sistema».
lenny è caratterizzato da un meccanismo di rilevamento dell'hardware più robusto di quelli dei precedenti rilasci. Questo potrebbe tuttavia causare cambiamenti nell'ordine in cui i dispositivi vengono rilevati sul sistema, interessando l'ordine in cui i nomi dei dispositivi sono assegnati. Per esempio, se si hanno due adattatori di rete associati a due diversi driver i dispositivi ai quali eth0 e eth1 fanno riferimento potrebbero venire scambiati. Si noti che il nuovo meccanismo significa che se ad esempio si sostituiscono gli adattatori Ethernet in un sistema lenny in funzione, il nuovo adattatore riceverà anche un nuovo nome d'interfaccia.
Per i dispositivi di rete si può evitare questo riordino utilizzando le
regole di udev
, più specificamente
tramite le definizioni in
/etc/udev/rules.d/70_persistent-net.rules
[4]. In alternativa è possibile utilizzare l'utility
ifrename per collegare dispositivi fisici a specifici
nomi all'avvio. Per maggiori informazioni si vedano ifrename(8) e iftab(5). Le due alternative (udev
e ifrename) non
dovrebbero essere utilizzate contemporaneamente.
Per i dispositivi di archiviazione si può evitare questo riordino
utilizzando initramfs-tools
e
configurandolo affinché carichi i driver dei dispositivi di archiviazione
nel medesimo ordine in cui vengono attualmente caricati. A tal fine si
identifichi l'ordine in cui i moduli di archiviazione sul proprio sistema
vengono caricati, verificando l'output di
lsmod. lsmod elenca i moduli
nell'ordine inverso rispetto a quello in cui sono stati caricati, per
esempio il primo modulo della lista è l'ultimo che è stato caricato. Si noti
che questo funziona solo con dispositivi che il kernel enumera in un ordine
stabile (come i dispositivi PCI).
Tuttavia la rimozione e il ricaricamento dei pacchetti dopo l'avvio iniziale
avrà effetto su tale ordine. Inoltre, il kernel potrebbe avere alcuni moduli
collegati staticamente, e i loro nomi non appariranno nell'output di
lsmod. Si potrebbe riuscire a ricavare i nomi di tali
driver e l'ordine del loro caricamento leggendo il file
/var/log/kern.log
oppure l'output di
dmesg.
Si aggiungano i nomi di tali moduli a
/etc/initramfs-tools/modules
nell'ordine in cui essi
dovrebbero essere caricati all'avvio. Alcuni nomi di moduli potrebbero
essere cambiati da etch a lenny: per esempio,
sym53c8xx_2 è diventato sym53c8xx.
Sarà quindi necessario rigenerare le proprie immagini initramfs eseguendo
update-initramfs -u -k all
.
Una volta che si hanno in esecuzione un kernel e un udev
di lenny, è possibile riconfigurare
il proprio sistema per accedere ai dischi tramite un alias che non dipenda
dall'ordine di caricamento dei driver. Questi alias sono memorizzati nella
gerarchia /dev/disk/
.
Se per l'avvio del sistema viene utilizzato un initrd creato con initramfs-tools
, in alcuni casi la creazione dei
file di device ad opera di udev
può
accadere troppo tardi perché gli script di avvio possano agire su di essi.
I sintomi consueti sono che l'avvio fallirà poiché il filesystem radice non
può essere montato e si sarà rinviati ad una shell di debug, ma che quando
in seguito si effettuerà una verifica tutti i device necessari saranno
presenti in /dev
. Ciò è stato osservato in casi in cui
il file system radice è su un disco USB o in
RAID, specialmente se viene utilizzato
LILO.
Un modo per aggirare questa problematica è l'utilizzo del parametro di avvio
rootdelay=
. Il valore per il
timeout (in secondi) potrebbe necessitare di una correzione.
9
Quando aptitude dist-upgrade
è giunto al termine,
l'aggiornamento «formale» è concluso, ma vi sono alcune altre
cose di cui ci si dovrebbe preoccupare prima del
successivo riavvio.
Se si sta utilizzando lilo
come
bootloader (è il bootloader predefinito per alcune installazioni di
etch), si raccomanda vivamente di rieseguire
lilo dopo l'aggiornamento:
# /sbin/lilo
Si noti che questo è necessario anche se non si è aggiornato il kernel del sistema, dal momento che il secondo stadio di lilo cambierà a causa dell'aggiornamento del pacchetto.
Si controlli inoltre il contenuto del file
/etc/kernel-img.conf
e ci si assicuri di avervi
do_bootloader = Yes
. In tal modo il bootloader sarà
sempre rieseguito dopo un aggiornamento del kernel.
Se si incontrano problemi durante l'esecuzione di lilo,
si controllino i collegamenti simbolici in /
a
vmlinuz
e a initrd
, nonché il
contenuto del proprio /etc/lilo.conf
per eventuali
discrepanze.
Se ci si dimentica di rieseguire lilo prima del riavvio,
o se il sistema viene riavviato accidentalmente prima che lo si possa fare
manualmente, il sistema potrebbe non riuscire ad avviarsi. Al posto del
prompt di LILO, si vedrà soltanto LI
all'avvio del
sistema[5]. Per informazioni su come ripristinare da questa condizione, si
veda Sezione 4.1.3, «Preparazione per il ripristino».
Taluni utenti hanno riferito che un aggiornamento potrebbe impedire al kernel di trovare la partizione radice del sistema dopo un riavvio.
In tal caso, l'avvio del sistema si bloccherà sul messaggio seguente:
Waiting for root file system ...
e dopo pochi secondi apparirà un semplice prompt di busybox.
Questo problema si può verificare quando l'aggiornamento del kernel
introduce l'uso della nuova generazione di driver IDE. La
convenzione per la denominazione dei dischi IDE per i
vecchi driver era hda
, hdb
,
hdc
, hdd
. I nuovi driver denomineranno
i medesimi dischi rispettivamente sda
,
sdb
, sdc
, sdd
. Il
problema compare quando l'aggiornamento non genera un nuovo file
/boot/grub/menu.lst
per considerare la nuova
convenzione di denominazione. Durante l'avvio, Grub passerà al kernel una
partizione radice che il kernel non troverà.
Se dopo l'aggiornamento si è riscontrato questo problema, si consulti Sezione 4.8.2, «Come risolvere il problema dopo l'aggiornamento». Per evitare questo problema prima di aggiornare, si continui a leggere.
È possibile evitare questo problema usando un identificatore per il file system radice che non cambia da un avvio all'altro. Ci sono due possibili metodi per ottenere questo risultato: dare un'etichetta al file system o usare l'identificatore unico universale (UUID) del file system. Questi metodi sono supportati in Debian a partire dalla versione «etch».
Entrambi gli approcci hanno vantaggi e svantaggi. Quello di dare un'etichetta è più leggibile, ma ci potrebbero essere problemi se un altro file system sul proprio sistema ha la medesima etichetta. Quello UUID è meno carino, ma il caso di avere due UUID contrastanti è più unico che raro.
Poniamo ad esempio che il file system radice risieda in
/dev/hda6
e supponiamo che il proprio sistema abbia
un'installazione udev funzionante con file system ext2 o ext3.
Per implementare l'approccio di etichettatura:
Attribuire l'etichetta al file system (il nome deve essere di < 16 caratteri), eseguendo il comando: e2label /dev/hda6 rootfilesys
Modificare /boot/grub/menu.lst
, cambiando la riga:
# kopt=root=/dev/hda6 ro
in
# kopt=root=LABEL=rootfilesys ro
![]() | Nota |
---|---|
Non si rimuova il carattere |
Si aggiornino le righe del kernel
nel file
menu.lst
, eseguendo il comando
update-grub.
Si modifichi, in /etc/fstab
, la riga che monta la la
partizione /
, per esempio:
/dev/hda6 / ext3 defaults,errors=remount-ro 0 1
in
LABEL=rootfilesys / ext3 defaults,errors=remount-ro 0 1
La modifica più importante in questo caso è la prima colonna, non è necessario modificare le altre colonne di questa riga.
Per implementare l'approccio UUID:
Si trovi l'UUID del proprio file system eseguendo: ls -l /dev/disk/by-uuid | grep hda6
Si dovrebbe ottenere una riga simile alla seguente:
lrwxrwxrwx 1 root root 24 2008-09-25 08:16 d0dfcc8a-417a-41e3-ad2e-9736317f2d8a -> ../../hda6
L'UUID è il nome del collegamento simbolico che punta a
/dev/hda6
, e cioé
d0dfcc8a-417a-41e3-ad2e-9736317f2d8a
.
![]() | Nota |
---|---|
L'UUID del proprio file system sarà una stringa differente. |
Modificare /boot/grub/menu.lst
, cambiando la riga:
# kopt=root=/dev/hda6 ro
in
# kopt=root=UUID=d0dfcc8a-417a-41e3-ad2e-9736317f2d8 ro
![]() | Nota |
---|---|
Non si rimuova il carattere |
Si aggiornino le righe del kernel
nel file
menu.lst
, eseguendo il comando
update-grub.
Si modifichi, in /etc/fstab
, la riga che monta la la
partizione /
, per esempio:
/dev/hda6 / ext3 defaults,errors=remount-ro 0 1
in
UUID=d0dfcc8a-417a-41e3-ad2e-9736317f2d8 / ext3 defaults,errors=remount-ro 0 1
La modifica più importante in questo caso è la prima colonna, non è necessario modificare le altre colonne di questa riga.
Questa soluzione è praticabile quando Grub mostra l'interfaccia del menù per selezionare la voce dalla quale si desidera avviare il proprio sistema. Se non compare, provare a premere Esc prima dell'avvio del kernel per farlo apparire. Se non si riesce ancora, si provi Sezione 4.8.2.2, «Soluzione 2» o Sezione 4.8.2.3, «Soluzione 3».
Nel menù di Grub, evidenziare la voce dalla quale si desidera avviare il sistema e premere e per modificare le opzioni relative a questa voce. Apparirà qualcosa di simile a:
root (hd0,0) kernel /vmlinuz-2.6.26-1-686 root=/dev/hda6 ro initrd /initrd.img-2.6.26-1-686
Evidenziare la riga
kernel /vmlinuz-2.6.26-1-686 root=/dev/hda6 ro
premere e e sostituire
hd
con
X
sd
(dove X
X
corrisponde alla lettera a
, b
,
c
o d
, a seconda del proprio
sistema). Nel presente esempio, la riga diventa:
kernel /vmlinuz-2.6.26-1-686 root=/dev/sda6 ro
Poi si prema Enter per salvare la modifica. Se le altre
righe mostrano hd
, si
modifichino anche queste righe. Non si modifichino voci simili a
X
root (hd0,0)
. Dopo che tutte le modifiche sono state
effettuate, si prema b e il proprio sistema dovrebbe
riprendere ad avviarsi come al solito.
Ora che il proprio sistema si è avviato, sarà necessario risolvere questi problemi in modo definitivo. Si veda in Sezione 4.8.1, «Come evitare questo problema prima dell'aggiornamento» e si applichi una delle due procedure proposte.
Si avvii il proprio sistema da un supporto d'installazione Debian
(CD/DVD) e al prompt si digiti
rescue
per avviare la modalità di ripristino. Selezionare
la lingua, la località, la mappatura della tastiera, si lasci che configuri
la rete (anche se tale configurazione fallisce non è un problema). Dopo un
attimo comparirà la richiesta della partizione che si desidera usare come
file system radice. Le scelte proposte saranno simili a quanto segue:
/dev/ide/host0/bus0/target0/lun0/part1 /dev/ide/host0/bus0/target0/lun0/part2 /dev/ide/host0/bus0/target0/lun0/part5 /dev/ide/host0/bus0/target0/lun0/part6
Se si sa quale partizione corrisponde al proprio file system radice, la si scelga. In caso contrario, provare con la prima. Se compare un messaggio d'errore per partizione di file system radice non valida, provare la seguente e così via. Provare una dopo l'altra non dovrebbe causare problemi alle partizioni e se si ha un solo sistema sui propri dischi dovrebbe essere abbastanza facile trovare la partizione giusta. Se si hanno molti sistemi, sarebbe più opportuno sapere esattamente quale partizione è quella giusta.
Una volta scelta la partizione saranno proposte varie opzioni. Si scelga di eseguire una shell nella partizione selezionata; se compare un messaggio d'errore che dice che non è possibile, si provi con un'altra partizione.
Ora si dovrebbe avere l'accesso shell come utente root
al
proprio file system radice montato su /target
. Sarà
necessario poter accedere al contenuto delle directory
/boot
, /sbin
e
/usr
, che dovrebbero essere disponibili sotto
/target/boot
, /target/sbin
e
/target/usr
. Se queste directory devono essere montate
da altre partizioni, lo si faccia (si veda /etc/fstab
se non si ha idea di quali partizioni vanno montate).
Si vada a Sezione 4.8.1, «Come evitare questo problema prima dell'aggiornamento» e si applichi
una delle due procedure proposte per risolvere il problema in modo
definitivo. Poi si digiti exit
per uscire dalla shell di
ripristino e si selezioni reboot
per riavviare il sistema
come al solito (non ci si dimentichi di rimuovere il supporto di avvio).
Si avvii mediante la propria distribuzione Live CD preferita, come ad esempio Debian Live, Knoppix o Ubuntu Live.
Si monti la partizione in cui si trova la propria directory
/boot
. Se non si sa quale sia, si usi l'output del
comando dmesg per vedere se il proprio disco è conosciuto
come hda
, hdb
, hdc
,
hdd
o sda
, sdb
,
sdc
, sdd
. Dopo aver trovato qual è il
disco su cui si deve lavorare, per esempio sdb
, eseguire
il comando seguente per visualizzare la tabella delle partizioni del disco e
trovare la partizione giusta: fdisk -l /dev/sdb.
Presumendo che si sia montata la partizione corretta in
/mnt
e che la partizione contenga la directory
/boot
e il suo contenuto, si modifichi il file
/mnt/boot/grub/menu.lst
.
Si trovi la sezione simile a:
## ## End Default Options ## title Debian GNU/Linux, kernel 2.6.26-1-686 root (hd0,0) kernel /vmlinuz-2.6.26-1-686 root=/dev/hda6 ro initrd /initrd.img-2.6.26-1-686 title Debian GNU/Linux, kernel 2.6.26-1-686 (single-user mode) root (hd0,0) kernel /vmlinuz-2.6.26-1-686 root=/dev/hda6 ro single initrd /initrd.img-2.6.26-1-686 ### END DEBIAN AUTOMAGIC KERNELS LIST
e si sostituisca ogni hda
, hdb
,
hdc
, hdd
rispettivamente con
sda
, sdb
, sdc
,
sdd
. Non si modifichi la riga simile a:
root (hd0,0)
Si riavvii il sistema, si rimuova il LiveCD e il proprio sistema dovrebbe avviarsi correttamente.
Dopo il riavvio, si applichi una delle due procedure proposte in Sezione 4.8.1, «Come evitare questo problema prima dell'aggiornamento» per risolvere il problema in modo definitivo.
Dopo l'aggiornamento ci sono molte cose che si possono fare per prepararsi per il prossimo rilascio.
Se il metapacchetto dell'immagine del nuovo kernel è stato inserito come dipendenza del precedente, sarà marcato come installato automaticamente, cosa che dovrebbe essere corretta.
# aptitude unmarkauto $(dpkg-query -W 'linux-image-2.6-*' | cut -f1)
Si rimuovano i pacchetti obsoleti e quelli non utilizzati come descritto in Sezione 4.10, «Pacchetti obsoleti». Si dovrebbe controllare quali file di configurazione questi usano e considerare di effettuare una rimozione completa per eliminarli.
lenny introduce molte migliaia di nuovi pacchetti, ma nel contempo ritira e omette più di duemila vecchi pacchetti che c'erano in etch. Non viene fornito alcun percorso di aggiornamento per questi pacchetti obsoleti. Nulla impedisce di continuare a usare pacchetti obsoleti, se così si desidera, ma il progetto Debian terminerà il supporto di sicurezza per essi un anno dopo il rilascio di lenny[6] e non fornirà normalmente alcun altro supporto nel frattempo. La loro sostituzione con alternative disponibili, se ve ne sono, è raccomandata.
Vi sono molte ragioni per cui i pacchetti possono essere stati rimossi dalla distribuzione: non sono più mantenuti a monte, non vi sono più sviluppatori Debian interessati alla manutenzione dei pacchetti, le funzionalità fornite sono state superate da altri software o da una nuova versione, oppure non sono più considerati adatti per lenny a causa di errori. In quest'ultimo caso, i pacchetti potrebbero continuare a essere presenti nella distribuzione «unstable».
Trovare quali pacchetti in un sistema aggiornato sono «obsoleti» è facile, poiché le interfacce dei gestori di pacchetti li marcheranno come obsoleti. Se si usa aptitude, si vedrà una lista di questi pacchetti nella sezione «Pacchetti obsoleti e creati localmente». dselect fornisce una sezione simile, ma il modo di presentazione dell'elenco potrebbe essere differente.
Inoltre, se si è usato aptitude per installare manualmente dei pacchetti in etch, questi avrà tenuto traccia dei pacchetti installati per soddisfare delle dipendenze che non sono più necessari dal momento che il pacchetto viene rimosso. Analogamente aptitude, a differenza di deborphan, non marcherà come obsoleti i pacchetti che sono stati installati manualmente dall'utente, all'opposto di quelli che sono stati installati automaticamente a seguito di dipendenze.
Vi sono diversi strumenti supplementari che possono essere utilizzati per
trovare pacchetti obsoleti, come ad esempio deborphan,
debfoster o
cruft. deborphan è altamente
raccomandato, malgrado riporti, in modalità predefinita, solo le librerie
obsolete: i pacchetti nelle sezioni «libs
»
od «oldlibs
» che non vengono più utilizzati
da alcun pacchetto. Non si rimuovano alla cieca i pacchetti presentati dagli
strumenti, soprattutto se si usano opzioni aggressive non predefinite che
possono produrre dei falsi positivi. È altamente raccomandato controllare
manualmente i pacchetti suggeriti per la rimozione (ossia il loro contenuto,
la loro dimensione e la descrizione) prima di rimuoverli.
Il Sistema di tracciamento dei bug (BTS) di Debian fornisce spesso informazioni aggiuntive sul perché un determinato pacchetto è stato rimosso. Si dovrebbero visionare sia i rapporti per il pacchetto stesso, sia i rapporti archiviati dei bug per lo pseudo-pacchetto ftp.debian.org.
The list of obsolete packages includes:
Taluni pacchetti per etch sono stati suddivisi in diversi pacchetti in lenny, spesso al fine di migliorare la manutenzione del sistema. Per facilitare il percorso di aggiornamento in tali casi, lenny spesso fornisce pacchetti «fittizi», che sono pacchetti vuoti che hanno lo stesso nome del vecchio pacchetto in etch con dipendenze che causano l'installazione dei nuovi pacchetti. Questi pacchetti «fittizi» sono considerati obsoleti dopo l'aggiornamento e possono essere rimossi in tutta sicurezza.
La descrizione della maggior parte dei pacchetti fittizi, ma non di tutti,
indica il loro scopo. Le descrizioni dei pacchetti fittizi non sono
uniformi, comunque, per cui si potrebbe anche trovare utile lo strumento
deborphan con l'opzione --guess
per
trovarli nel proprio sistema. Si noti che taluni pacchetti fittizi non sono
creati per essere rimossi dopo un aggiornamento ma, invece, servono per
tener traccia nel tempo della versione attualmente disponibile.
[2] Questa funzionalità può essere disabilitata aggiungendo il parametro
panic=0
ai parametri di avvio del proprio sistema.
[3] Normalmente il sistema di gestione di pacchetti di Debian non consente a un pacchetto di rimuovere o sostituire un file controllato da un altro pacchetto, a meno che non sia stato definito che il primo pacchetto sostituisceil secondo.
[4]
Le regole ivi contenute sono generate automaticamente dallo script
/etc/udev/rules.d/75_persistent-net-generator.rules
, in
modo da avere nomi persistenti per le interfacce di rete. Si elimini questo
collegamento simbolico per disattivare l'assegnazione di nomi di dispositivo
persistenti per i NIC tramite udev
.
[5] Per maggiori informazioni sui codici di errore dell'avvio di lilo si veda The Linux Bootdisk HOWTO (in lingua inglese. La versione in italiano si trova in http://www.pluto.it/ildp/howto/bootdisk.html, ma attualmente la traduzione non è aggiornata).
[6] O per tutto il tempo in cui non uscirà un altro rilascio. Tipicamente solo due rilasci stabili sono supportati contemporaneamente.